Nuovi dispositivi ricaricabili per il trattamento della malattia di Parkinson: il neurostimolatore controlla i sintomi della malattia
La malattia di Parkinson, patologia cronica caratterizzata da mancanza di controllo e di coordinazione dei movimenti, è trattato attualmente soprattutto con farmaci in grado di ripristinare i giusti livelli di dopamina, la sostanza utilizzata dal cervello per trasmettere i segnali ai muscoli e alla cui progressiva carenza si attribuisce l’insorgenza della malattia.
A disposizione dei pazienti, ci sono anche terapie non-farmacologiche. Tra queste, i neurostimolatori cerebrali ricaricabili come Vercise; vengono impiantati nel paziente e aiutano a controllare i sintomi più evidenti.
La stimolazione cerebrale profonda ( in inglese deep brain stimulation, DBS ) non è una cura, in quanto non risolve le cause scatenanti della patologia, ma interviene concretamente sui sintomi e migliora complessivamente lo stato di salute del
paziente.
Il sistema Vercise è costituito da un piccolo generatore di impulsi impiantabile ( normalmente inserito sotto la clavicola ) che emette leggere stimolazioni, che attraverso due sottili elettrocateteri collegati raggiungono il cervello. In questo modo, il cervello viene sollecitato a impartire ai muscoli quei comandi, che favoriscono il migliore coordinamento dell’attività motoria e riduzione dei tremori, la diminuzione della rigidità muscolare e dei sintomi più evidenti della malattia.
Il punto di forza di questo sistema ricaricabile è legato proprio alla durata e ricaricabilità delle batterie. In molti casi, la batteria del neurostimolatore Vercise può durare fino a 25 anni, evitando così l’impianto per la sostituzione del dispositivo, normalmente prevista nel giro di qualche anno.
I sintomi caratteristici della malattia di Parkinson includono disturbi del movimento, come lentezza nei movimenti ( bradicinesia ), incapacità di muoversi ( acinesia ), tremori a riposo, instabilità motoria e rigidità muscolare. La malattia può causare anche depressione, stipsi, disturbi nel linguaggio, disfunzioni sessuali e demenza.
La gravità dei sintomi della malattia di Parkinson progredisce nel tempo.
Gli attuali standard di cura del paziente prevedono la somministrazione di Levodopa come terapia di prima linea per il controllo dei sintomi durante le prime fasi della malattia.
Il trattamento cronico con Levodopa porta spesso a significativi effetti collaterali, in particolare discinesie ( movimenti involontari ) e fluttuazioni motorie.
Esistono altre terapie per il trattamento dei sintomi gravi della malattia di Parkinson: si tratta di procedure chirurgiche, come la pallidotomia e la stimolazione cerebrale profonda ( DBS ).
Entrambe sono in grado di ridurre e controllare alcuni dei sintomi della malattia di Parkinson. Tuttavia, a causa del verificarsi di eventi avversi, la pallidotomia è stata abbandonata, a favore di un impiego sempre maggiore della stimolazione cerebrale profonda, che risulta essere una tecnica più conservativa e sicura.
La stimolazione cerebrale profonda è un trattamento chirurgico che può contribuire a ridurre alcuni sintomi della malattia di Parkinson.
La stimolazione cerebrale profonda è, in genere, utilizzata per trattare le persone affette da Parkinson in fase avanzata, i cui sintomi non sono più efficacemente controllati dalle terapie farmacologiche.
Ci sono diversi strumenti universalmente riconosciuti per valutare la gravità della malattia di Parkinson e della qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti. In particolare, mentre l’indice UPDRS ( Unified Parkinson's Disease Rating Scale ) è uno strumento riconosciuto a livello mondiale per valutare la gravità della malattia di Parkinson
il Questionario per la Malattia di Parkinson ( PDQ-39 ) è impiegato per misurare lo stato di salute delle persone che vivono con tale malattia, con particolare attenzione a 8 aspetti strettamente legati alla qualità di vita.
Studi clinici hanno dimostrato come la stimolazione cerebrale profonda comporti una riduzione dei due punteggi UPDRS III e PDQ-39, determinando quindi un miglioramento della funzioen motoria e della qualità di vita. ( Xagena2015 )
Fonte: Boston Scientific, 2015
Neuro2015 Chiru2015
Indietro
Altri articoli
Associazione tra attività fisica e malattia di Parkinson nelle donne: follow-up a lungo termine dello studio di coorte E3N
Precedenti studi di coorte hanno riportato che una singola misura di attività fisica valutata al basale era associata a una...
Caratteristiche della tomografia a coerenza ottica retinica associate alla malattia di Parkinson incidente e prevalente
Studi su cadaveri hanno mostrato neurodegenerazione correlata alla malattia e altre anomalie morfologiche nella retina di individui con malattia di...
Sicurezza ed efficacia di Venglustat nella malattia di Parkinson associata a GBA1
Le varianti del gene GBA1, che codifica per la glucocerebrosidasi dell'acido lisosomiale, sono tra i fattori di rischio genetico più...
Trattamento transdermico con Nicotina e progressione della malattia di Parkinson in fase iniziale
Studi epidemiologici hanno dimostrato che i fumatori hanno una minore incidenza della malattia di Parkinson. Si è ipotizzato che la...
Ablazione a ultrasuoni focalizzata del globo pallido nella malattia di Parkinson
L'ablazione ecografica focalizzata, unilaterale, del segmento interno del globo pallido ha ridotto i sintomi motori della malattia di Parkinson in...
Associazione del cambiamento di peso precoce con declino cognitivo nei pazienti con malattia di Parkinson
Si è determinato se il cambiamento di peso precoce sia associato al successivo deterioramento della funzione cognitiva, comprese le prestazioni...
Associazione tra farmaci da prescrizione e conseguente rischio di malattia di Parkinson
Il tasso di incidenza della malattia di Parkinson ( PD ) è aumentato rapidamente negli ultimi anni. Tuttavia, non esistono...
Associazione dell'attività della glucocerebrosidasi nel liquido cerebrospinale con il rischio di demenza incidente nei pazienti con malattia di Parkinson
Le variazioni nel gene della glucocerebrosidasi ( GBA ) sono fattori di rischio comuni per la malattia di Parkinson e...
Effetti dell'esercizio sui sintomi depressivi nei pazienti con malattia di Parkinson
Lo scopo di uno studio è stato quello di fornire prove chiare a sostegno dell'esercizio per migliorare i sintomi depressivi...
Risposta alla Levodopa nei pazienti con malattia di Parkinson in fase iniziale: studio LEAP
Lo studio LEAP ( Levodopa in EArly Parkinson's Disease ) ha permesso di condurre analisi post hoc riguardanti gli effetti...